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31. 10. 2023

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Inside Green

Oggigiorno per il consumatore è difficile orientarsi nel vasto mondo delle etichette sulle performance ambientali dei prodotti. Molte delle etichette presenti sul mercato non sono attendibili, possono confondere il consumatore e l’azienda può dare un’immagine falsata dei suoi impatti ambientali. Questo fenomeno è conosciuto anche come greenwashing.
 
Per contrastare questa pratica e proteggere consumatori e ambiente, la Commissione Europea nel marzo 2023 ha pubblicato la proposta di una “Green Claim Directive”. La bozza prevede che tutte le etichette ambientali debbano essere verificate da ente terzo. La verifica delle informazioni contenute impedirà la pubblicazione di contenuti mendaci, aumentando la protezione e la fiducia dei consumatori.
 
La Commissione Europea sta lavorando, inoltre, su una direttiva che assicuri al consumatore il diritto alla riparazione. Il produttore o importatore dovrà rendere noto all’acquirente il suo obbligo alla riparazione al di fuori del periodo di garanzia e fornire le informazioni sui servizi di riparazione in modo accessibile e chiaro attraverso un modulo europeo. Il produttore o importatore potrà richiedere al consumatore di pagare i costi necessari alla riparazione, così come potrà servirsi di aziende terze per soddisfare il servizio.
 
Infine, già nel 2022 è stata emanata una bozza del regolamento sull’Ecodesign per prodotti sostenibili. Con la sua entrata in vigore attesa, come per le altre direttive, nel 2027, sarà possibile immettere sul mercato solo prodotti sostenibili. Ogni categoria di prodotto verrà regolamentata da Atti Delegati. La pubblicazione del primo pacchetto di Atti è attesa per il 2024 e i mobili dovrebbero rientrare all’interno delle prime categorie di prodotto regolamentate.
 
Gli Atti Delegati identificheranno per ogni categoria di prodotto dei requisiti di sostenibilità come:
- la presenza di sostanze pericolose
- la possibilità di riciclo delle componenti
- l’utilizzo di energia
- gli impatti ambientali
che dovranno essere rispettati per poter commercializzare il bene.
Il prodotto dovrà poi possedere un passaporto digitale che conterrà tutte le informazioni e caratteristiche tecniche, compresa la tracciabilità della filiera. La responsabilità ricadrà sul produttore, o nel caso di prodotti esteri sull’importatore o distributore.
 
Questi strumenti aiuteranno il conseguimento degli obiettivi posti dalla transizione verde.
 
E  come può Catas aiutare le aziende all’interno di questa transizione?
Catas ha inserito tra i propri servizi il protocollo LCA-Life Cycle Assessment, ovvero lo strumento della misura dell’impatto ambientale di un prodotto o servizio. Il Life Cycle Assessment è un metodo normato (ISO 14040, ISO 14044) e riconosciuto a livello mondiale che permette di quantificare i danni ambientali, come l’emissione di gas serra, l’acidificazione delle terre e il consumo di risorse, dovuti a quel prodotto o servizio. Si tratta di una procedura complessa ma anche di un’opportunità di intraprendere un percorso serio di consapevolezza per limitare il più possibile il proprio impatto ambientale. Se infatti questa consapevolezza entra tra le valutazioni aziendali, necessariamente verrà influenzato il processo di progettazione di un prodotto, partendo dalla selezione delle materie prime per arrivare fino al fine vita. Inoltre, lo studio LCA è propedeutico a una certificazione EPD (Environmental Product Declaration), rilasciata da un ente terzo indipendente e autorizzato alla pubblicazione dei risultati di studi LCA all’interno di piattaforme web internazionali suddivise per settore merceologico e liberamente consultabili.
Senza contare, infine, che una riduzione dei consumi e delle risorse impiegate nel ciclo produttivo diventa vantaggiosa anche per l’economia dell’azienda.
Per maggiori informazioni, visita:

 




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Matilde Ceschia
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ceschia@catas.com