News

30. 07. 2021

Indietro

La Direttiva SUP e il futuro della plastica

A partire dal 3 luglio di quest’anno è entrata in vigore in tutti gli stati membri, Italia compresa, la Direttiva europea SUP (Single Use Plastic), già approvata nel 2019 che stabilisce il divieto di mettere in commercio alcuni particolari prodotti se realizzati in materiale plastico.

A scanso di equivoci chiariamo subito che la direttiva SUP non riguarda in alcun modo i prodotti d’arredo mirando invece al bando di alcuni oggetti monouso responsabili di buona parte dell’ inquinamento del nostro pianeta come piatti e posate, cannucce eccetera.
 
Tuttavia, sebbene questa direttiva può essere anche interpretata come un primo segnale verso la limitazione della produzione e dell’utilizzo di materie plastiche in termini più generali considerando i continui e crescenti allarmi a livello globale che riguardano specificatamente questo tema.
Certamente, tra i segnali d’allarme precedentemente citati, uno dei più drammatici riguarda il crescente accumulo di plastiche e microplastiche negli oceani che potrà, continuando con gli attuali ritmi, ad avere negli oceani più plastica che pesci già entro il 2050.
 
Se pertanto dei provvedimenti limitativi vanno necessariamente presi a livello globale, l’obiettivo finale su cui allinearsi potrebbe rivelarsi ancora più drastico come suggerisce un recente articolo della prestigiosa rivista Science.
Più che un articolo scientifico quello pubblicato è un vero e proprio appello sottoscritto da 14 scienziati di vari Paesi per la promulgazione di un accordo internazionale che vieti addirittura la produzione di plastica vergine a partire dal 2040. 
Da quella data il mondo dovrebbe quindi smettere di produrre nuova plastica ed utilizzare, eventualmente, solo quella riciclata. 
 
Questa situazione e la sua probabile, sebbene non auspicabile, drammatica evoluzione impone dunque delle riflessioni soprattutto mirate al futuro e che riguardano oltre agli aspetti etici ed ambientali anche le strategie di marketing del settore arredo o delle singole aziende ad esso appartenenti. Bisogna necessariamente prestare attenzione all’evoluzione di questo quadro generale iniziando a anche valutare delle alternative, le bioplastiche, la loro compostabilità, piuttosto che ritornare laddove possibile al nostro vecchio e caro legno!

In conclusione, vogliamo rimarcare che queste poche righe non vogliono certamente creare allarmismo su questo tema ma devono essere piuttosto intese come un invito a captare ed interpretare alcuni segnali (vedi la Direttiva SUP)  che  potrebbe portare a significative evoluzioni del mercato e alle quali crediamo sia bene farsi trovare pronti e tecnicamente preparati.

Ricordiamo infine che il Catas è particolarmente attivo sulle tematiche ambientali e, proprio per venire incontro alle mutate esigenze del mercato sempre più attento alle evoluzioni in tale ambito, come anche testimoniato dalla Direttiva SUP, ha recentemente attivato un servizio per lo studio del ciclo di vita (LCA) di qualsiasi materia prima o prodotto finito del settore legno-aredo. Ricordiamo che il Life Cycle Assessment fornisce una sorta di “carta d’identità” ambientale, riconosciuta internazionalmente in quanto basata su principi condivisi ed unificati.

Lo studio LCA è dunque la base oggettiva su cui poi lavorare verso miglioramenti, riconoscimenti e certificazioni.


Per informazioni: 
Franco Bulian
+39 0432 747231
bulian@catas.com

69vnphim sex sexj88vn6969vn 123b5679 123b j88