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Giovanni Da Pozzo: “Una eccellenza che ci rende orgogliosi”

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Giovanni Da Pozzo: “Una eccellenza che ci rende orgogliosi”

Nel nostro progetto di ricostruire la storia dei primi cinquant’anni di Catas non potevano mancare una serie di incontri con alcuni personaggi che ne hanno segnato e ne segnano concretamente la quotidianità.
Stiamo parlando dei presidenti, dei personaggi che hanno accettato di “essere parte” di Catas, di esserne espressione, portavoce, guida. La scelta è stata quella di coinvolgere tutti i presidenti del laboratorio con due sole eccezioni, ovvero i presidenti camerali che hanno avuto e hanno un ruolo “particolare”.
 
Giovanni Da Pozzo, presidente della Camera di commercio di Udine e Pordenone, è uno di questi, perchè è il “presidente del cinquantesimo”, alla guida del socio di riferimento di Catas – l’organo camerale, appunto – e da sempre anche personalmente molto vicino all’istituto. Abbiamo dunque scelto di coinvolgerlo, di porgli alcune domande alle quali ha accettato di buon grado di rispondere.
 
Presidente, cinquant’anni di storia sono un bel risultato…
 
Indubbiamente. È un traguardo significativo e inorgoglisce tutto il territorio. Si tratta di un istituto di eccellenza riconosciuto a livello internazionale e non solo opera da così tanti anni, ma sa crescere costantemente, cambiare e anticipare il cambiamento, quello che l’economia di oggi richiede”.
 
Una ricorrenza che viene festeggiata nel modo migliore, ovvero rendendo Catas ancora più grande e forte con il nuovo “laboratorio mobili”, nato dalle ceneri del vecchio, distrutto dall’incendio di fine 2016…
 
Sì, è straordinario come anche in questi anni difficili per l’economia mondiale il Catas abbia saputo continuare a svilupparsi, e lo è ancora di più pensando all’incendio che non molto tempo fa ne ha devastato la sede. Ebbene, non è bastato per fermare il lavoro e la voglia di fare e progredire di un team davvero forte e lungimirante”.
 
La Camera di commercio ha avuto un ruolo essenziale nella nascita e nella crescita di Catas: un impegno forte, qualificante… irrinunciabile?
 
Certo, anche perché, come dicevo, diffonde qualità sul territorio, crea lavoro e indotto, si apre al resto d’Italia e del mondo. Esperienze come quella del Catas sono fondamentali anche simbolicamente oltre che con la concretezza dei risultati che ottengono quotidianamente”.
 
Oggi l’assetto societario di Catas vede diversi attori sedere allo stesso tavolo: cosa si potrebbe immaginare, desiderare, progettare per i prossimi cinquant’anni?
 
Il Catas è stato perfettamente in grado, in questo percorso, di progettare il suo futuro e sono certo continuerà a farlo con la stessa tenacia, ma con una consapevolezza sempre maggiore, data dalla lunga e significativa esperienza raccolta in questi anni. Ha saputo essere sempre un pioniere dell’innovazione e non posso che augurarmi che mantenga questo elemento, il senso dell’innovazione, come faro per tutte le scelte che si troverà a fare in futuro. Sarà importante avere sempre gli occhi aperti al mondo, ai cambiamenti sempre più rapidi che le tecnologie e l’economia ci impongono, saperli interpretare e sapersi orientare di conseguenza. Non è un compito facile, ma sono certo che il Catas saprà farlo, poiché ha già dimostrato di sapersi muovere in questa direzione”.
 
Quali sono, a suo avviso, le sfide vinte da Catas e quali di queste sono state di maggior importanza per l’economia della regione?
 
Catas è un punto di riferimento indiscusso particolarmente in uno dei settori chiave della nostra economia, come quello del legno-arredo. È stato però questo uno dei comparti che, dopo anni di boom, ha subito una crisi lunga e pesantissima, in Friuli in particolare. Ecco, l’aver saputo specializzarsi, qualificarsi, investire e guardare al futuro nonostante questo contesto è stata sicuramente una sfida vinta dal Catas, di cui potrà sempre essere orgoglioso”.
 
Quali momenti del suo rapporto con Catas ricorda con maggiore emozione o soddisfazione?
 
Senza dubbio i rapporti umani con tante persone che hanno segnato il cammino del Catas in questi anni, persone dedicate con cui si è sempre instaurato un rapporto di collaborazione propositivo, aperto, serio. Con emozione non posso poi dimenticare il difficile, ancora recente momento dell’incendio alla sede, il dolore, la preoccupazione, ma soprattutto, la reazione: la capacità di non abbattersi dimostrata da subito da tutta questa grande squadra, dirigenti, personale tutto. Nessuno si è arreso, nemmeno per un istante, e la “seconda vita” che il Catas si è saputo costruire senza mai farsi abbattere è praticamente un miracolo, un esempio emozionante per tutti”.
 
Catas oggi guarda al mondo più che in passato: come l’organo camerale, per definizione territoriale, vive e interpreta questo profondo cambiamento?
 
La nostra Camera di Commercio è tra le più attive in Italia per supporto all’internazionalizzazione delle imprese, perché convinta che sia ormai impossibile crescere, in un mondo globalizzato, se ci si ferma all’interno dei nostri confini, se non si considera il mondo intero come proprio mercato. Ma non ci si improvvisa, in questo campo. Ci si deve preparare, si deve conoscere, si deve adeguare al meglio il proprio modo di operare e bisogna saper cambiare. In questo la Camera, in costante e qualificato supporto all’Ice e in connessione con la rete internazionale delle Camere di commercio italiane nel mondo, offre tutto il suo aiuto alle imprese del territorio che vogliono imboccare o consolidare questa strada. Perciò non posso che approvare il percorso di apertura internazionale che il Catas ha saputo intraprendere con preparazione e che sicuramente rappresenterà anche il suo futuro.
Catas è un fiore all’occhiello non solo per il sistema camerale, ma per il territorio tutto: un biglietto da visita importante, unico, che ci qualifica e ci fa conoscere in Italia e nel mondo”.