1983 - 1992. Gianni Bravo: gli inizi
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Dal 1983 al 1992 il presidente della Camera di Commercio di Udine, Gianni Bravo, si trova ad assumere anche la presidenza di Catas. Una posizione – fatta salva la breve esperienza di Guglielmo Querini alla fine del suo mandato, per qualche mese del 1993 – che di fatto chiuse la stagione dei “doppi presidenti”, ovvero di quanti furono chiamati a presiedere Catas in quanto azienda speciale dell’ente camerale di cui avevano assunto la responsabilità.
Una presidenza intensa, in una stagione che vide grandi trasformazioni: “Sono arrivato in Catas nel periodo in cui la sedia divenne uno dei più importanti capitoli dell’economica friulana, quando il “Triangolo della sedia” entrò in una fase di successi a livello mondiale, prendendo coscienza di ciò che era e rappresentava”, inizia a raccontarci. “Quando iniziò la mia presidenza nel distretto erano già nate trecento aziende che producevano qualcosa come 23 milioni di sedie all’anno, il 70 per cento della produzione europea. Un successo che ha fatto i conti con i marchi delle imprese tedesche, che andavano di laboratorio in laboratorio aggiudicandosi fornitori… in realtà furono loro a portare per primi la sedia friulana nel mondo, fino a quando non ci rendemmo conto che potevamo, dovevamo essere noi i protagonisti e non limitarci a essere loro fornitori.
Ricordo la prima missione che organizzai nel 1983: dodici imprenditori che portammo in Sudafrica a confrontarsi senza intermediari con gli importatori: scoprimmo che le sedie che a noi venivano pagate 15mila lire venivano vendute a 250 e capimmo che dovevamo cambiare strategia. Il supporto di Catas per certificare il prodotto friulano nel mondo divenne un capitolo fondamentale di questa storia.
A poco a poco molti imprenditori cominciarono a capire che questa era la strada, per quanto alcuni di loro vedessero nella sempre più importante e redditizia presenza di piccoli produttori alle fiere o nelle missioni che organizzavamo in tutto il mondo una “invasione” di quelli che avrebbero preferito fossero mercati riservati a loro…
In realtà era già chiaro a tutti che l’internazionalizzazioneera l’unica possibilità per continuare a crescere: ne è riprova che oggi sono sulla cresta dell’onda proprio quelli che per primi decisero di confrontarsi con il mondo.
Furono gli anni di Promosedia, che divenne il “marchio ufficiale” della promozione della sedia friulana, del Salone internazionale della sedia e di un sempre più indispensabile Catas che capimmo avrebbe anch’egli dovuto trasformarsi in un organismo attivo in tutto il mondo. Cominciarono così una serie di viaggi, di incontri, di iniziative perchè fosse riconosciuto come ente certificatore in tutti i Paesi nei quali le nostre imprese esportavano con maggior successo.
Fra il 1983 e il 1992, gli anni della mia presidenza, Catas ha cambiato pelle diventando una realtà indubbiamente più moderna, internazionale…”.
Un cambiamento fondamentale per gli anni a venire…
“Quando arrivai trovai un Catas ancora legato alle piccole produzioni e, insieme a tutti coloro che vi operavano con grande passione, lo abbiamo portato sulla strada che oggi lo vede come il più importante laboratorio europeo. Un ruolo importante lo svolse la necessità di rispondere al “problema formaldeide”, un argomento che decidemmo di affrontare con forza.
Strada facendo iniziammo a pensare che si potessero fare esperienze anche in altri Paesi, in altre situazioni: nacquero i rapporti con il Cile e il Messico, una volontà che ci portò anche a decidere per l’acquisizione del laboratorio di Lissone.
La crescita era evidente e in Catas lavorava un numero sempre più consistente di persone preparate, capaci: sapevamo fare sempre di più e sempre meglio e tutto questo ci offriva ogni giorno nuove opportunità. Progettavamo e costruivamo le nostre macchine di prova, lavoravamo sulla reazione delle vernici alla luce solare e alle più diverse condizioni atmosferiche, collaborammo con la Fondazione Piaggio per migliorare le competenze informatiche delle imprese della sedia… eravamo nel cuore di una vera e propria industria in forte espansione, ma soprattutto desiderosa di avere fondamenta più salde.
E continuavamo a proporci all’estero in prima persona: ricordo le prime missioni in Cina e in Indonesia, dove alcuni dei nostri imprenditori manzanesi definirono accordi per creare segherie in loco e importare semilavorati.
A distanza di anni sono convinto che abbiamo seminato molto, semi che avrebbero potuto dare frutti ben più importanti se fossero stati accuditi… e invece non esiste più Promosedia e nemmeno il Salone internazionale della sedia. Non si è capito che la Cina era una grande opportunità ed è mancata la capacità di affrontare anni indubbiamente complessi con una visione che aiutasse a buttare il cuore oltre l’ostacolo”.
Dottor Bravo, lei è stato il presidente che ha gestito il passaggio di Catas da azienda speciale a società nella quella gli imprenditori avevano un ruolo di primo piano…
“Diventare una società a responsabilità limitata è stato un autentico cambio di pelle fortemente voluto dagli imprenditori. C’erano competenze e potenzialità, capitali e progetti, ma era necessario aggiungere una logica più aziendale e imprenditoriale. Non dimentichiamo che questa è una terra dove l’agricoltura la faceva da padrone, contadini capaci di cambiare mestiere ma che pensavano ancora secondo logiche non proprio attuali; Catas contribuì anche ad allontanarci, tutti insieme, da certe radici, da una mentalità che non era più adatta al vero e proprio “sistema” che era venuto a crearsi”.
Non si può negare che lei sia stato un presidente molto attivo…
“E’ solo una questione di volontà, di voglia di fare. Ho creduto fino in fondo a quello che avevamo costruito ed è stato questo a darmi la forza di andare avanti e di trascinare tutti coloro che hanno creduto che, insieme, potessimo fare cose più grandi.
In Camera di commercio feci perfino cambiare tutti gli zerbini perché sopra doveva esserci scritto “Servirvi è un privilegio”: era e deve essere lo spirito di un ente camerale come di una impresa, come di Catas. Servire le imprese, essere di sostegno, di supporto, utili… abbiamo portato la sedia friulana, un sistema che aveva raggiunto le duemila imprese, in 83 Paesi del mondo. Abbiamo fatto sistema – imprese, Camera di commercio, mondo della formazione, Catas – e costruito una credibilità che il mondo intero ci concesse e ci riconosce ancora oggi”.
Dottor Bravo, dopo tutti questi anni…
“… se mi chiede un bilancio credo le dico subito che sono estremamente orgoglioso del mio apporto alla storia di Catas, la rappresentazione di come un’attività economica integrata possa essere vincente, perché nella globalizzazione vince il prodotto più sicuro e più innovativo. Avremmo potuto investire ancora di più? Negli anni seguenti si sarebbe potuto fare di più? Probabilmente sì, ma c’è un forte gruppo dirigente alla guida del laboratorio, così come nei decenni precedenti, persone che credono in ciò che fanno. Cosa vuole… i presidenti vengono e vanno, ma Catas è una struttura forte, perfettamente capace di camminare con le proprie gambe…”.