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2011 - 2014. Michele Bressan. La forza dell'entusiasmo!

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Michele Bressan. La forza dell'entusiasmo!

“Il primo pensiero che Catas mi riporta alla mente è un mattino del dicembre 2016, quando corsi a vedere i danni causati dall’incendio al laboratorio mobili. Un momento difficile, ma ero sicuro che Catas si sarebbe rialzato, perché dispone in abbondanza di un capitale importantissimo, che ogni impresa vorrebbe avere: risorse e persone. La storia del laboratorio, i comportamenti virtuosi, le scelte fatte in tanti anni hanno creato questo patrimonio, dimostrando come una vera cultura d’impresa possa risolvere anche le situazioni più drammatiche. Sappiamo tutti che una vicenda così drammatica come un incendio che distrugge una parte vitale di una azienda molto spesso ne causa perfino la chiusura… per Catas, invece, è stata una nuova sfida da vincere, uno stimolo per costruire un nuovo laboratorio ancora più efficiente, grande, moderno. E io sapevo che sarebbe andata così!”.
 
È dal nuovo edificio sorto sulle ceneri del vecchio “Laboratorio mobili” che prende il via la nostra chiacchierata con Michele Bressan, che di Catas è stato presidente in tempi recenti, fa il 2011 e il 2014. Una presidenza che Bressan affrontò con qualche “perplessità”, perché certamente il più giovane della squadra e con una esperienza professionale maturata nel settore dei trasporti, nella azienda di famiglia. Ed è proprio il suo entusiasmo, la sua visione in qualche modo “giovane” – sebbene sia un imprenditore di esperienza – si avverte fortemente nei suoi ricordi, nella sua visione di Catas.
 
“Quando arrivai in Catas avevo 41 anni. Oggi posso tranquillamente dire che non mi sentivo affatto tranquillo a confrontarmi con Angelo Speranza, Andrea Giavon, Franco Bulian, Claudio Caon, Renato Cavassi… erano i “vecchi”, l’esperienza di Catas, e temevo mi avrebbero fatto pesare la mia “estraneità” ai temi della loro attività quotidiana, del laboratorio nel quale – lo si vedeva chiaramente – mettevano tutta la loro passione.
Invece ho trovato la massima disponibilità, persone pronte a spiegarmi come funzionavano le cose, quali erano i loro compiti, quali gli obbiettivi, cosa avremmo potuto migliorare, cosa si aspettavano che un giovane imprenditore portasse nella loro struttura, in qualche modo “abituata” a certe scelte, a certi comportamenti.
Fino a quel momento di Catas avevo solo sentito parlare e devo ammettere che mi ha molto sorpreso venire a conoscenza in una delle prime riunioni operative che solo il 10 per cento del fatturato provenisse – e credo che le cose non siano molto cambiate – dalla provincia di Udine… un dato incredibilmente “contenuto”, perché quando si parla del “Distretto della sedia” il marchio che viene subito alla mente è proprio Catas! Ed è proprio il lavoro di Catas che permette da cinquant’anni a un numero incredibile di imprese friulane, ma anche e soprattutto italiane e internazionali – di affrontare i tanti mercati del mondo con la certezza di proporre prodotti adeguati, “a norma”...”.
 
“Continuo a considerare Catas una azienda, a non vederlo come un laboratorio, perché mi ha sempre dato l’impressione di essere gestito come una vera e propria impresa e non solo come un luogo dove scienza e tecnica sono di casa. Un aspetto che mi ha molto colpito, perché la proprietà di Catas non è “tradizionale”, non c’è un “padrone” che tira le fila, ma a far sì che tutto vada nel miglior modo possibile sono le persone che, pur con capacità e responsabilità diverse, ci lavorano. Certo, c’è un consiglio di amministrazione e azionisti di riferimento, ma la sensazione è sempre stata che ciascuno di quanti vi lavorano si sentisse così coinvolto da sembrare il proprietario!
Insomma, una esperienza che mi ha dato molto, un ambiente dove ho imparato tanto. Di contro credo, spero di avere fatto la mia parte portando una visione diversa.
Fosse stato per me avrei fatto il presidente di Catas a vita, tanto era il piacere di lavorare in quel contesto, con quella squadra: insieme abbiamo fatto buone cose, riuscendo a individuare quali fossero gli spazi nei quali potevamo esprimere tutte le nostre capacità, per crescere, per inventare. Sono un entusiasta di natura e devo dire che Catas esprime entusiasmo ed è impossibile non venire travolti nel piacere del fare”.
 
“Un elemento che durante la mia presidenza mi ha fatto molto riflettere è stata la crescente importanza di un cliente come Ikea. La cosa, intendiamoci, era per noi motivo di grande soddisfazione, ma è facile comprendere i timori che possono nascere quando un solo committente determina la maggior parte del tuo fatturato. Anche in questo caso, però, ha prevalso l’entusiasmo, la voglia di fare e c’è stata una forte spinta ad “andare oltre”, a ricercare nuove possibilità, nuovi clienti, nuove opportunità, forti di una partnership con il colosso svedese che ci rendeva indubbiamente ancora più forti. In Catas tutto ciò che accade non è fine a sé stesso, ma in qualche modo porta le persone a guardare avanti, ad andare oltre…”.
 
“A mio avviso il valore più importante di Catas sta nella estrema serietà e correttezza che ne hanno sempre segnato l’opera. Le nostre prove, i metodi applicati, le modalità sono sempre assolutamente trasparenti, assolutamente veritiere, perfettamente aderenti al dettato delle varie norme: mai pensato a una scorciatoia, mai nemmeno immaginato che potesse esserci un modo diverso di fare le cose…
Questo è un merito certamente non mio e che ho trovato radicato profondamente nelle persone che lavorano in Catas, in ogni attività del laboratorio. A ciò hanno certamente contribuito i lunghi, intensi cinquant’anni di storia che festeggiamo in questo 2019, così come i presidenti che mi hanno preceduto… penso a Roberto Snaidero, di cui sono stato il “successore”, persona di assoluto spessore e valore, o a Bernardino Ceccarelli, il presidente entrato in carica dopo il mio mandato, un’altra persona di cui ho grandissima stima.
Come ho già avuto modo di dire, la qualità delle persone è uno dei grandi valori di Catas e ciascuno di noi ha portato il proprio contributo: ho sempre avvertito un sentimento di forte attaccamento a Catas e devo ammettere che durante il mio mandato non ho perso occasione di venire in laboratorio ogni volta che mi era possibile, perché mi sono appassionato a questa realtà e volevo esserne partecipe, anche se le tematiche erano lontane dalla mia quotidianità. Ho fatto il possibile per capire cosa stava succedendo, comprendendo che il mio ruolo doveva essere quello di affiancare le persone che ho trovato e farmi guidare dalla loro esperienza portando quella che poteva essere la mia visione, il mio punto di vista”.
 
“E’ stato un periodo breve, anni che sono volati…alla fine sono i numeri che raccontano ciò che abbiamo fatto, che in qualche modo testimoniano la bontà del nostro agire. I dati di Catas sono in continua crescita e ciò significa che tutti coloro che in qualche modo sono stati parte della sua lunga storia hanno portato volontà, passione, idee, competenze che si sono trasformate in valore. Vede, le emozioni, per quanto fondamentali, talvolta possono portare a travisare la realtà; i numeri non mentono e ci riportano una realtà oggettiva che ha dell’incredibile…”.
 
“Vorrei concludere con un più che doveroso ringraziamento ad Angelo Speranza, che è stato capace di creare dal niente un autentico gioiello che ha regalato al territorio. Sento di poter dire che non gli saremo mai abbastanza grati per quello che ha fatto…”.